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Il valore delle vite ordinarie degli emigranti italoamericani in “The Value of Worthless Lives” di Ilaria Serra

di TANIA LIBERATI

“La vita dei grandi viene scritta dai grandi storici

e rimane nella Storia, ma per me che sono come

un granello cascato nello spazzio e fuore del mio

vicinato nessuno sa che io esisto

Antonio Margariti

A meno di vent’anni dalla pubblicazione di The Value of Worthless Lives: Writing Italian American Immigrant Autobiographies di Ilaria Serra (New York: Fordham UP, 2007), resta attuale l’interrogativo dell’autrice sul valore delle vite ordinarie di emigranti che decidono, ad un certo punto della loro esistenza, di scrivere la loro storia quasi per fare un bilancio, senza pretese artistico-letterarie. Se l’italianista Giuseppe Prezzolini, che pure aveva avuto un’esperienza oltreoceano alla Columbia University di New York, aveva liquidato l’esperienza degli emigranti di cui non sarebbe restata, secondo lui, memoria, Ilaria Serra, professoressa alla Florida Atlantic University, rintraccia ben 58 autobiografie che costituiscono l’oggetto di studio del suo libro.

Nella prima parte, prima di analizzare le singole opere, la professoressa Serra inserisce il suo studio nel contesto teorico sull’autobiografia. Storicamente associata al racconto di vite di uomini illustri, l’autobiografia, che è un genere dal valore terapeutico, è diventata con i nostri migranti l’espressione privilegiata per elaborare il trauma dell’immigrazione. Diversamente da Roy Pascal, che nel suo studio del 1960 considera poche autobiografie come “degne” di rappresentare “l’intero uomo”, Serra legge in questo genere la voce dell’Altro (emigranti, donne, minoranze).

Le prime ad essere analizzate sono le memorie di uomini della classe operaia che raccontano in maniera umile, diversamente dalle storie trionfali di successo americane alla Horatio Alger, come sono sopravvissuti alle difficoltà della vita. Se il self-made man delle rag-to-riches stories vanta la sua intraprendenza, l’emigrante italoamericano di prima generazione riconosce diverse influenze che hanno segnato la sua vita: quelle del caso, dei santi e dei parenti. Per quel che riguarda i modelli, la professoressa Serra traccia un parallelo tra i libri di questi scrittori proletari, homines oeconomici attenti a numeri e a dettagli, e i libri dei conti dei mercanti.

Oltre ai proletari, c’è un discreto numero di artisti, cioè cantanti, musicisti, scultori ed attori che emigrano e lasciano la loro autobiografia, come nel caso del cantante Giuseppe Olari, che fa i conti con il fallimento del proprio sogno americano.

Interessante è poi un’altra tipologia di emigrante che Ilaria Serra chiama “spirituale” perché è alla ricerca di un senso più profondo della vita. Scrivono autobiografie spirituali non soltanto dei sacerdoti in missione nel Nuovo Mondo, ma anche convertiti alle diverse denominazioni protestanti.

Un intero capitolo è poi dedicato alle autobiografie di donne, da suor Segale all’ebrea Anna Yona e a Bruna Pieracci, che rimase “tutta la vita una straniera in una terra strana”i.

Infine ci sono gli uomini di successo come i laureati, per esempio i medici o gli accademici, tra cui il famoso poeta Joseph Tusiani, o il regista Frank Capra.

Dalle diverse tipologie di autobiografie rintracciate nel libro emerge come il genere sia per sua natura eterogeneo, quindi ancora più interessante perché racconta, oltre alle lotte universali di tutti noi, anche i traumi dell’emigrazione paragonabili a quelli di numerosi gruppi etnici di ieri e di oggi. Come Antonio Gramsci, Ilaria Serra ritiene che sia responsabilità degli intellettuali quella di diffondere la cultura popolare per sviluppare coscienza critica, cosa che fa magistralmente in questo testo che riscopre alcune autobiografie dei nostri primi migranti italiani negli Stati Uniti.

TANIA LIBERATI insegna Lingua e Cultura Inglese al Liceo delle Scienze Umane “Fabio Besta” di Milano. In una vita precedente Tania si è occupata di francesistica, vivendo per due anni a Parigi e per otto anni negli Stati Uniti dove ha conseguito il Ph.D. in Letteratura Francese e Comparata alla UC Berkeley, con una tesi sulla narrativa breve del
Cinquecento. Dal 2006 vive e lavora a Milano, cercando di trasmettere ai suoi studenti la passione per le lingue e la cultura. Nel suo tempo libero, quando non è impegnata a viaggiare, Tania cerca sempre di imparare qualche cosa di nuovo.

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